Colpo di scena nel caso di Chiara Poggi. La Procura di Pavia ha ufficialmente escluso che il dna di “Ignoto 3”, rinvenuto su una garza utilizzata durante l’autopsia della giovane, possa aprire a nuove piste investigative. Secondo gli inquirenti, il profilo genetico sconosciuto è frutto di una contaminazione avvenuta 18 anni fa, nel corso degli esami autoptici.
La scoperta del dna e le prime ipotesi
Il dna era stato rilevato su una delle garze usate per prelevare materiale biologico dalla bocca di Chiara, assassinata il 13 agosto 2007. La presenza di un profilo maschile non riconducibile agli indagati aveva alimentato l’ipotesi del coinvolgimento di terze persone nel delitto di Garlasco. Gli accertamenti sono stati condotti dai genetisti Carlo Previderè e Pierangela Grignani, che hanno svolto analisi comparative non previste dall’incidente probatorio.
La comparazione e il risultato
Le verifiche sono state effettuate su “preparati istologici” di cinque uomini sottoposti ad autopsia nello stesso giorno dell’esame sul corpo di Chiara Poggi. Il confronto ha mostrato una concordanza degli alleli con il soggetto identificato dal codice anonimo 153E, un altro cadavere esaminato nelle stesse ore.