Si guarda a un quadro che possa ricordare un meccanismo di difesa collettiva senza implicare, nell’immediato, un’adesione formale alla Nato. La sfida è duplice: proteggere l’Ucraina da nuove aggressioni e, allo stesso tempo, evitare che un accordo congeli il conflitto in una linea di contatto instabile e permanentemente a rischio escalation.
Che cosa vuole Mosca (e cosa può accettare Kiev)
Per il Cremlino la priorità sarebbe una “soluzione globale” che affronti le cause profonde del conflitto, dal perimetro di sicurezza russo al ruolo della Nato a est. In questo schema, Mosca prospetta una disponibilità a “congelare” altri fronti in cambio di Donetsk. Kiev, però, ha ripetutamente respinto cessioni territoriali come base del negoziato e chiede che ogni percorso verso la pace tuteli sovranità, integrità territoriale e possibilità di deterrenza effettiva contro futuri attacchi.
I prossimi passaggi e le domande aperte
L’incontro di lunedì a Washington dirà se l’ipotesi di un pacchetto “Donetsk in cambio di congelamento” possa trasformarsi in un tracciato negoziale vero. Quali condizioni minime porrà Zelensky? Quale ruolo operativo si assumerà l’Europa sulle garanzie? E, soprattutto, un accordo di questo tipo sarebbe una pace giusta e duratura o solo l’anticamera di un conflitto ibernato pronto a riesplodere?