martedì, Giugno 10

Referendum, Elly Schlein riscrive la realtà: “Abbiamo preso più voti di Meloni”

Nemmeno l’obiettivo minimo raggiunto: un’umiliazione storica

L’affluenza si è fermata poco sopra il 30%, e i SÌ raccolti – in realtà – sono addirittura inferiori al numero dei voti presi dal Centrodestra alle elezioni politiche del 2022. Una Caporetto per Elly Schlein, la CGIL e tutto il fronte progressista.

Il Partito Democratico, in extremis, aveva provato a impostare la narrazione su un obiettivo di “dignità”: superare almeno i 12,3 milioni di voti ottenuti dal Centrodestra nel 2022. Ma nemmeno questo traguardo simbolico è stato raggiunto. Su nessuno dei cinque quesiti i SÌ hanno toccato quella soglia. Il dato che più fa discutere riguarda i quesiti centrali contro il Jobs Act, sostenuti a gran voce dalla CGIL. Un risultato che parla da solo.

Secondo Schlein, mentre la destra esulta per la bassa affluenza, la sinistra può essere orgogliosa dei 14 milioni di cittadini recatisi alle urne. Una lettura dei fatti che molti, anche nel centrosinistra, faticano a comprendere. Perché trasformare un flop oggettivo in un trionfo apparente rischia di allontanare ulteriormente l’elettorato.

Landini e la richiesta di cambiare le regole del gioco

Nel coro delle dichiarazioni post-voto, si inserisce anche il leader della CGIL Maurizio Landini, che denuncia “una crisi profonda della democrazia rappresentativa” e chiede di rivedere il sistema del quorum. Un messaggio chiaro: se non si riesce a vincere, meglio riscrivere le regole. Ma quanto è credibile questa strategia?

Schlein rilancia: “Torneremo più forti, l’alternativa esiste”

“La politica che tifa per l’astensione si fa male da sola,” afferma ancora la segretaria dem. E promette battaglia: “Continueremo a lottare per migliorare le condizioni materiali delle persone che questo governo ha dimenticato.” Un discorso pieno di buoni propositi, ma che non riesce a cancellare la delusione evidente del mancato risultato.

Anche Bonelli e Fratoianni hanno detto la loro: “Il quorum non è stato raggiunto, è vero. Ma ci sono oltre 15 milioni di cittadine e cittadini che hanno scelto di votare, e con circa 13 milioni di Sì, lanciano un messaggio forte e chiaro, più forte persino del consenso che oggi regge Giorgia Meloni a Palazzo Chigi”, hanno detto.

I leader di Avs Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni ribadiscono: “Se Meloni crede che l’astensione sia un segnale politico a suo favore, commette un grave errore. Certo, quei 13 milioni non sono nemmeno ‘nostri’, ma di un’Italia che chiede ascolto, che pretende impegno. Ed è con questa parte del Paese che vogliamo costruire l’alternativa”.

Il Pd tra trionfalismo e realtà

L’uscita di Schlein ha suscitato reazioni sconcertate, anche tra i simpatizzanti del Pd. Il paragone con i numeri delle elezioni politiche del 2022 appare forzato. I referendum, infatti, non hanno valore se non superano il quorum, ed è proprio questo il nodo che resta irrisolto. In molti si chiedono: perché non ammettere il passo falso e ripartire con umiltà?

Una comunicazione a rischio boomerang

Trasformare la disfatta in una narrazione positiva potrebbe sembrare una mossa tattica per evitare il crollo interno. Ma il rischio è di apparire scollegati dalla realtà. In politica, la percezione è tutto, e raccontare un fallimento come una vittoria potrebbe allontanare ancora di più quei cittadini che si aspettavano verità, autocritica e serietà.

Alla fine, la domanda resta: è più efficace difendere l’indifendibile o affrontare il momento con trasparenza? I prossimi giorni chiariranno se questa linea comunicativa pagherà o se sarà l’ennesimo boomerang per una segreteria già sotto pressione.

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