Non è la prima volta che Ranucci viene preso di mira. Nel 2023, davanti alla stessa abitazione, erano stati trovati due proiettili di pistola: un segnale mafioso inequivocabile. Ora gli investigatori stanno confrontando i due episodi: stesso luogo, stesse modalità, stesso messaggio. Chi ha colpito conosce bene la zona e ha agito con freddezza e precisione.
Per gli esperti, la dinamica fa pensare a una minaccia programmata: qualcuno vuole fermare le inchieste di Report e spaventare le fonti del giornalista. Un attacco calcolato più per intimidire che per uccidere.
“Report” non si ferma
Nonostante la paura, Ranucci ha assicurato che la trasmissione tornerà in onda il 26 ottobre come previsto. «Non ci facciamo intimidire, continueremo a raccontare con il nostro solito sguardo», ha detto. Il conduttore vive sotto scorta da tempo, a causa delle minacce legate alle sue indagini su mafia, corruzione e potere politico.
L’attacco ha suscitato un’ondata di solidarietà dal mondo dell’informazione e della politica. Il ministro dell’Interno ha già disposto un rafforzamento della scorta per lui e la sua famiglia. Ma, al di là delle condanne, la dichiarazione più forte è la sua: nessuna pista politica, solo la mano della criminalità organizzata.