Secondo il Kyiv Independent, questa scelta non è solo discutibile, ma pericolosa. Mostrare eccessiva fiducia verso Putin significa legittimarlo e offrirgli una piattaforma per rafforzare la propria narrativa. L’ex presidente americano, sottolinea l’editoriale, sembra non comprendere che il leader russo non è un interlocutore qualsiasi, ma un dittatore determinato a perseguire obiettivi imperialisti.
Un summit senza risultati concreti
Dal punto di vista pratico, l’incontro non ha prodotto alcuna intesa o accordo significativo. Non ci sono stati passi avanti sulla sicurezza internazionale, né impegni condivisi riguardo all’Ucraina o ad altre aree di tensione.
Eppure, Putin ha ottenuto ciò che gli bastava: essere visto di nuovo come un attore centrale nello scacchiere globale, con la possibilità di sedersi allo stesso tavolo del presidente degli Stati Uniti. Per Mosca, questa immagine di pari dignità diplomatica rappresenta già una vittoria politica, anche senza concessioni ufficiali.
L’approccio messianico di Mosca verso l’Ucraina
La parte più dura dell’editoriale riguarda l’interpretazione della visione geopolitica di Putin. Secondo il Kyiv Independent, l’errore di Trump è pensare che il leader russo si muova con logiche transazionali, ossia con la disponibilità a scendere a compromessi e fare concessioni in cambio di vantaggi. In realtà, per Putin la questione ucraina ha un valore quasi messianico.
Il Cremlino considera l’indipendenza di Kiev non come un fatto legittimo e definitivo, ma come una deviazione temporanea dalla storia. Un “incidente di percorso” che, secondo la cerchia ristretta del potere russo, deve essere corretto. In questa visione, l’Ucraina non ha diritto a un futuro autonomo, ma deve ritornare sotto l’influenza diretta di Mosca.
Kiev tra isolamento e sfida diplomatica
L’editoriale del Kyiv Independent riflette la crescente preoccupazione in Ucraina per l’evoluzione dei rapporti tra Washington e Mosca. Mentre Kiev continua a chiedere sostegno militare, finanziario e politico per resistere all’invasione russa, il rischio è che l’attenzione internazionale si sposti altrove.
Se l’Occidente comincia a trattare Putin come un interlocutore legittimo e rispettabile, allora l’Ucraina rischia di vedere indebolita la sua posizione. Non si tratta solo di armi o di fondi: è in gioco la percezione stessa della guerra, che potrebbe lentamente trasformarsi da conflitto di resistenza a questione marginale della diplomazia internazionale.
Le critiche all’Occidente e il pericolo della normalizzazione
Uno dei punti centrali sollevati dal quotidiano è la critica al cosiddetto processo di “normalizzazione” dei rapporti con la Russia. Accogliere Putin con onori e rispetto significa, di fatto, minimizzare la gravità dei suoi crimini e delle sue azioni in Ucraina.
Per Kiev, questo atteggiamento non è solo un errore politico, ma un tradimento morale. L’Ucraina si trova a combattere una guerra di sopravvivenza e non può permettersi che i suoi alleati occidentali trattino il suo aggressore come un partner di didialogo.
Conclusioni: un summit che rafforza il Cremlino
Alla luce di queste considerazioni, l’editoriale del Kyiv Independent è netto: il vertice in Alaska non ha prodotto nulla di positivo per gli Stati Uniti né per l’Occidente. Al contrario, ha consegnato a Putin una vittoria simbolica di grande importanza, restituendogli quell’aura di leader internazionale che negli ultimi anni sembrava perduta.
Trump, nel tentativo di mostrarsi come uomo di pace e leader pragmatico, ha finito per concedere a Putin ciò che più desiderava: legittimità, riconoscimento e una ribalta globale. Per Kiev, questo scenario è motivo di profonda preoccupazione, perché conferma che la guerra in Ucraina rischia di essere relegata ai margini delle priorità occidentali.
L’editoriale si chiude con una riflessione amara: “Trump non capisce che Putin non vuole negoziare. Vuole l’Ucraina per la Russia. Punto”.