Le sue interviste a figure come Gore Vidal e Gloria Steinem erano finemente costruite: mai compiacenti, mai timorose. Aveva un talento raro per capire gli altri e tradurli sulla pagina con rispetto e precisione.
Una carriera che ha segnato un’epoca
Dopo gli inizi al Sunday Times e al New Statesman, era a The Observer che Cooke aveva trovato la sua dimensione. Centinaia di articoli ogni anno, una qualità sempre altissima, una versatilità che la rendeva una colonna portante del giornale.
Jane Ferguson, che l’ha seguita per vent’anni, l’ha definita “la spina dorsale del quotidiano”, mentre il direttore Paul Webster ha citato il suo celebre pezzo sull’incoronazione di Re Carlo come esempio della sua maestria assoluta.
La sua scomparsa lascia un vuoto che nessuno potrà colmare del tutto. Cooke se n’è andata troppo presto, ma i suoi scritti continueranno a raccontare il mondo con quella combinazione irripetibile di intelligenza, grazia e profondità.

















