Analisi dei pattern motori: una strada difficile ma promettente
Capoccitti sta portando avanti un ulteriore studio, ancora in corso, basato sul confronto tra il modo di camminare della persona nei video e quello di Liliana Resinovich in altri filmati noti. Questa metodologia, nota come analisi del pattern motorio, potrebbe offrire indizi più precisi, ma richiede dati tecnici molto accurati, come angolazione delle telecamere e distanza.
“Purtroppo – aggiunge Capoccitti – i filmati disponibili sono stati registrati in condizioni molto diverse e con dispositivi differenti. Questo rende estremamente complicato un confronto attendibile, anche se non impossibile”.
Tecnologie avanzate al servizio delle indagini
Lo studio si è avvalso anche di tecniche di scannerizzazione 3D laser, grazie alle quali è stato possibile ricostruire un ambiente tridimensionale attraverso una “nuvola di punti”. In questo modo, è stato creato uno spazio misurabile all’interno del quale effettuare calcoli precisi sulle dimensioni e i movimenti della figura inquadrata.
L’utilizzo di software specializzati ha consentito di incrociare i dati e ricavare misurazioni utili, ma Capoccitti insiste sul fatto che queste tecnologie non possono sostituire la necessità di avere prove chiare e incontestabili.
L’importanza della corretta acquisizione dei filmati
Uno dei punti più critici sollevati dall’esperta riguarda la modalità di acquisizione dei file video, su cui non si hanno informazioni certe. “Non sappiamo esattamente come siano stati acquisiti i filmati”, spiega. “In un’indagine digitale, è fondamentale garantire la cosiddetta catena di custodia, ovvero la tracciabilità completa del materiale fin dal primo momento”.
Se i dati vengono raccolti senza seguire le linee guida internazionali, rischiano di essere compromessi o non più utilizzabili in sede legale. La tempestività e la correttezza nell’acquisizione sono quindi essenziali.
Videosorveglianza e casi di cronaca: una risorsa preziosa ma delicata
Il caso Resinovich si inserisce in un quadro più ampio in cui la videosorveglianza sta assumendo un ruolo sempre più centrale nelle indagini giudiziarie. Altri casi recenti, come quello di Pierina Paganelli, Mara Favro o Sara Campanella, hanno visto l’impiego (o la mancanza) di filmati diventare determinante per confermare o smentire le versioni degli indagati.
“La tempestività con cui vengono acquisite e analizzate le immagini può fare la differenza tra la verità e l’oscurità”, afferma Capoccitti. Le immagini, se gestite correttamente, rappresentano una fotografia della realtà. Ma se mal gestite, rischiano di diventare ambigue, aprendo la strada a interpretazioni erronee o, peggio, all’occultamento della verità.